Il mio cuore sente il bisogno di pregare per l'Uzbekistan. Dio aiuti questa gente a superare le barriere imposte dall'Islam e socialismo comunista. (Teologo Valdemir Mota de Menezes)
La Storia dell'Uzbekistan
La Storia dell'Uzbekistan
Nonostante gli uzbeki abbiano abitato per secoli la regione, solo negli anni Venti del XX secolo fu creata una prima entità politica uzbeka.
L'attuale Uzbekistan corrisponde in buona misura all'antica provincia persiana di Sogdiana, già importante in epoca achemenide. Conquistata da Alessandro Magno nel IV secolo a.C., passò poi sotto il dominio dei turchi. Tra il VII e l'VIII secolo la regione conobbe il dominio degli arabi, per passare nuovamente sotto il controllo dei turchi nel X secolo. Nel XIII secolo entrò a far parte dell'impero mongolo, prima sotto Genghis Khan e poi sotto Tamerlano. I canati uzbeki di Bukhara e di Khiva furono fondati nel XVI secolo, seguiti nel XVIII secolo dal canato di Kokand.
Tra il 1865 e il 1873 la Russia estese il proprio controllo su tutta la regione, riducendo Khiva e Buhara a protettorati. Taškent venne conquistata nel 1865 e due anni dopo venne eletta sede di un governatorato del Turkestan (“Paese dei turchi”), al quale venne assoggettato nel 1876 il canato di Kokand.
Sotto il dominio zarista il territorio uzbeko venne quasi totalmente adibito alla coltivazione del cotone, che rimpiazzò la tradizionale coltivazione estensiva. La conseguente penuria di prodotti alimentari provocò diverse rivolte, che furono represse nel sangue dalle autorità zariste; la più violenta ed estesa si verificò nel 1916, quando oltre al Turkestan, contro Mosca si sollevarono altre regioni dell'Asia centrale.
Dopo la Rivoluzione russa del 1917, i bolscevichi si scontrarono con il movimento nazionalista dei basmachi, che animò la breve autonomia musulmana di Kokand e continuò a resistere alla sovietizzazione fino al 1928. Nei primi anni di vita dello stato sovietico, la regione venne suddivisa in una repubblica autonoma del Turkestan (1918; come parte della Repubblica russa) e nelle repubbliche indipendenti di Khiva e Buhara (1920). Nel 1924 confluirono tutte nella Repubblica socialista sovietica dell'Uzbekistan, che comprese, fino al 1929, anche il Tagikistan. Nel 1925 l'Uzbekistan entrò a far parte dell'URSS. Nel 1936 alla repubblica uzbeka venne unita, come entità autonoma, la Repubblica dei Caracalpachi. Durante il ventennio seguente la repubblica venne sottoposta a una campagna di deislamizzazione e fatta oggetto di frequenti repressioni, condotte dalle autorità di Mosca per scongiurare il formarsi di istanze nazionaliste.
Nella seconda metà del secolo la regione conobbe un'ulteriore estensione della coltivazione del cotone, che arrivò a coprire la quasi totalità del territorio, peggiorandone la già precaria situazione ecologica. A pagare il prezzo più alto di questa scelta fu soprattutto la parte nordoccidentale del paese, affacciata sul lago d'Aral. Nello stesso periodo l'Uzbekistan conobbe una forte crescita demografica, che lo portò a diventare la terza repubblica dell'URSS per popolazione.
Nel 1989 al vertice del Partito comunista uzbeko venne eletto Islam Karimov, che l'anno seguente assunse anche la presidenza della repubblica. Il 1° settembre 1991 l 'Uzbekistan proclamò la sua indipendenza dall'URSS, e nel 1992 divenne uno stato sovrano nell'ambito della Comunità di stati indipendenti (CSI) e membro delle Nazioni Unite.
Nonostante l'adozione formale del multipartitismo, il paese si mostrò lontano dal pervenire a un assetto democratico. Il Partito democratico del popolo ( Chalk Demokratik Partijasi , CDP), nato dal Partito comunista, continuò a dominare la vita politica. Karimov, riconfermato alla presidenza nel dicembre 1991 con l'86% dei voti, rafforzò il controllo sul governo centrale e sulle amministrazioni provinciali, potenziò la polizia segreta e interdisse le opposizioni politiche. Molti tra i membri dell'opposizione furono costretti a dimettersi; diversi vennero arrestati o espulsi dal paese. Abdumannob Pulatov, leader del movimento di opposizione Birlik (“Unità”), arrestato il giorno successivo alla promulgazione della nuova Costituzione mentre teneva una conferenza sui diritti umani, fu condannato a tre anni di prigione con l'accusa di calunnie nei confronti del presidente Karimov e costretto all'esilio.
Nel 1992 l'inizio della guerra civile nel confinante Tagikistan (dove vive una consistente minoranza uzbeka), fu il pretesto per un ulteriore inasprimento delle misure repressive nei confronti dei gruppi di opposizione e delle organizzazioni politiche e sociali tagike; nel contempo, anche i mezzi di comunicazione di massa furono colpiti dall'ondata repressiva e posti sotto diretto controllo statale. Nello stesso 1992 fu schiacciata nel sangue la rivolta islamista nella valle di Fergana. L'anno seguente venne costretto all'esilio Mohammed Yussuf, muftì ufficiale della repubblica.
Dopo la riconferma dell'egemonia del CDP, il partito di regime, nelle elezioni politiche del gennaio 1995, un referendum svolto nel marzo seguente rinnovò fino al 2000 il mandato presidenziale di Karimov. Nonostante i timidi passi verso l'apertura compiuti dal regime verso la fine degli anni Novanta – con la concessione alle opposizioni di una maggiore agibilità politica e a Pulatov di rientrare nel paese – la situazione dell'intera regione rimase tuttavia critica e instabile.
Allentati gli stretti legami economici e militari avuti sino ad allora con la Russia, nella seconda metà degli anni Novanta l'Uzbekistan avviò un processo di apertura verso i paesi occidentali, soprattutto con gli Stati Uniti, con cui firmò degli accordi economici. Questo processo ebbe una forte ricaduta sulle relazioni commerciali uzbeke; infatti, mentre gli scambi con i paesi ex sovietici subirono una sensibile flessione, aumentarono quelli con i paesi industrializzati e in particolare con la Germania e il Giappone.
Nel contempo, l'Uzbekistan si rifiutò di concedere alla Russia e alla CSI la protezione delle proprie frontiere, firmando nel 1996 un primo accordo, ancorché formale, di cooperazione militare con gli Stati Uniti. Tuttavia, gli sviluppi del conflitto nel vicino Tagikistan (conclusosi nel 1997 con la firma di un trattato di pace a Mosca, senza la consultazione di Taškent), l'aumento delle tensioni con il Kirghizistan (appoggiato dalla Russia), e soprattutto la situazione in Afghanistan – dove le truppe islamiste del comandante uzbeko Rashid Dostum, ostili al governo di Taškent, conservavano il controllo della regione di Mazar-e Sharif – indussero Karimov a riavvicinarsi alla Russia. Inoltre, nel 1997 nella valle di Fergana riprese la rivolta islamista, alla quale si accompagnarono frequenti incursioni guerrigliere dall'Afghanistan e dal Tagikistan. Lo stesso Karimov, agli inizi del 1999, subì un attentato, probabilmente per opera dei fondamentalisti islamici.
Rimesse a tacere le opposizioni con il pretesto della “minaccia islamica”, nel gennaio del 2000 Karimov fu rieletto incontrastato alla presidenza del paese con il 92% dei consensi. La ripresa autoritaria del regime di Taškent ne provocò tuttavia un profondo isolamento internazionale; mentre i paesi occidentali avanzavano pesanti critiche all'operato di Karimov, il Fondo monetario internazionale (FMI) chiuse la sua rappresentanza uzbeka. Agli inizi del 2001 Karimov riaprì le consultazioni con Mosca, che condussero, in giugno, all'ingresso dell'Uzbekistan nell'Organizzazione della cooperazione Shanghai, fondata nel 1996 da Russia, Cina, Tagikistan, Kirghizistan e Kazakistan e detta anche “gruppo dei cinque di Shanghai”.
Il complesso quadro regionale era tuttavia destinato nuovamente a mutare nell'arco di poche settimane. Dopo l'attacco terroristico subito l'11 settembre dagli Stati Uniti ( vedi Stati Uniti d'America, Storia: 11 settembre 2001), l'Uzbekistan assunse, per la sua posizione geografica, un ruolo fondamentale nel piano antiterroristico americano. In cambio dell'appoggio logistico dato alle forze statunitensi nell'offensiva lanciata in ottobre contro il regime afghano dei taliban, l'Uzbekistan ottenne consistenti aiuti finanziari, oltre che la ripresa delle relazioni con il Fondo monetario internazionale. Ma, soprattutto, Karimov si vide liquidata l'opposizione islamista interna, sbaragliata in novembre dalle forze americane insieme alle milizie di Al Qaeda di Osama Bin Laden. Nel 2002 Islam Karimov ha ottenuto un prolungamento del mandato presidenziale fino al 2007.
Proveniente dal nobile clan tartaro dei Barlas, Tamerlano (1336 - 1405) fece le sue prime esperienze al servizio del khan ciaghatayde Tughluq Timur, in nome del quale soppiantò lo zio Haggi Barlas nell'ufficio di governatore di Kish (1360-1361).
Nominato consigliere del figlio del khan, Ilyas Khogia, governatore di Transoxiana, divenne presto assai potente, si ribellò contro quest'ultimo e con l'aiuto di Mir Husayn, re di Balkh e di Kabul, riuscì a cacciarlo dalla Transoxiana (1363-1365), instaurando sul paese una sorta di condominio con Mir Husayn.
Dopo un breve periodo di pace, entrò in conflitto anche con questo e occupò Balkh (1369), ove fece assassinare l'alleato e si proclamò unico sovrano di Transoxiana, erede e continuatore di Gengis khan. Emulo del grande condottiero mongolo, ne rinnovò le gesta e le ambizioni di dominio universale, conducendo una serie quasi ininterrotta di guerre che portarono lo scompiglio e la distruzione in quasi tutta l'Asia. Primo a essere investito fu il prospero e pacifico regno di Corasmia (presa di Urgenc, 1379) che venne interamente sconvolto dalle orde tartare; fu quindi la volta del Mogholistan, preso d'assalto da Tamerlano fin dal 1372 con il pretesto di deporvi l'usurpatore Qamar al-Din, e in pratica sottomesso alla sovranità tartara dopo la restaurazione del sovrano legittimo (1390).
Fin dal 1380, intanto, Tamerlano aveva iniziato la conquista della Persia e, facendo leva sulle divisioni tra centro dell'Impero e periferia (Mesopotamia, Armenia, Georgia), ne decimò la popolazione e ne mise a ferro e fuoco alcune tra le più nobili e antiche città, conducendovi spaventose stragi (piramidi di teste elevate all'entrata delle città che avevano voluto resistergli) e spogliandole delle loro ricchezze e dei loro tesori per abbellire la sua capitale, Samarcanda. Sempre nello stesso periodo era intervenuto nei conflitti dinastici dell'Orda d'oro, prima aiutando Tuqtamish a diventare khan dell'Orda bianca (inverno 1377-1378) e a unificare l'Orda azzurra (già Orda d'oro) ai suoi possedimenti, per poi togliergli l'Azerbaigian (1386) e infine muovergli una guerra spietata, razziando sul suo passaggio le steppe della Russia meridionale, dal Qipciaq alla Crimea, alla Ciscaucasia (1391-1395). Nel 1398-1399 fu la volta dell'India, dove il sultanato di Delhi, saccheggiato e distrutto, non si sarebbe risollevato per più di un secolo. Toccò quindi alla Siria, dove i Mamelucchi non poterono impedire la devastazione di Aleppo e di Damasco (1400-1401), i cui artigiani furono deportati a Samarcanda, e alla Mesopotamia, dove Tamerlano ridusse in rovine Bagdad (1401). L'ultima grande campagna fu condotta contro gli Ottomani, i rivali più temuti dal condottiero tartaro. Dopo aver svernato in Georgia, Tamerlano affrontò e sconfisse il sultano Bayazid I presso Ancira (Ankara) [1402] e, fattolo prigioniero, avanzò fino a Smirne, distruggendovi la locale guarnigione dei cavalieri di Rodi (1402). Tornato a Samarcanda, vi ricevette ambascerie del re di Castiglia, del sultano d'Egitto e dell'imperatore di Bisanzio; alla fine del 1404 intraprese una spedizione contro la Cina, ma la morte lo colse nel febbraio seguente mentre attraversava il Turchestan. Condottiero energico e risoluto, ma politicamente inetto, non seppe organizzare l'impero conquistato. Ebbe carattere scostante e contraddittorio: colto e amante delle arti, fu splendido mecenate, ma al tempo stesso fu artefice, oltre che di disumani massacri, di indiscriminate distruzioni.
Musulmano devoto, campione dell'ortodossia sunnita, fu tuttavia uno dei peggiori flagelli per il mondo islamico, che contribuì a mettere in crisi e a indebolire; fondatore di uno dei più vasti imperi del mondo, non si preoccupò in nessun momento dell'amministrazione delle sue conquiste, limitandosi a sfruttarle per i bisogni della guerra. Ciò spiega come, con il venir meno della sua forte personalità, unico fattore coesivo di domini tanto distanti tra loro e privi di tradizioni culturali unitarie, la sua costruzione andasse rapidamente disgregandosi senza lasciare durevole traccia.
Nominato consigliere del figlio del khan, Ilyas Khogia, governatore di Transoxiana, divenne presto assai potente, si ribellò contro quest'ultimo e con l'aiuto di Mir Husayn, re di Balkh e di Kabul, riuscì a cacciarlo dalla Transoxiana (1363-1365), instaurando sul paese una sorta di condominio con Mir Husayn.
Dopo un breve periodo di pace, entrò in conflitto anche con questo e occupò Balkh (1369), ove fece assassinare l'alleato e si proclamò unico sovrano di Transoxiana, erede e continuatore di Gengis khan. Emulo del grande condottiero mongolo, ne rinnovò le gesta e le ambizioni di dominio universale, conducendo una serie quasi ininterrotta di guerre che portarono lo scompiglio e la distruzione in quasi tutta l'Asia. Primo a essere investito fu il prospero e pacifico regno di Corasmia (presa di Urgenc, 1379) che venne interamente sconvolto dalle orde tartare; fu quindi la volta del Mogholistan, preso d'assalto da Tamerlano fin dal 1372 con il pretesto di deporvi l'usurpatore Qamar al-Din, e in pratica sottomesso alla sovranità tartara dopo la restaurazione del sovrano legittimo (1390).
Fin dal 1380, intanto, Tamerlano aveva iniziato la conquista della Persia e, facendo leva sulle divisioni tra centro dell'Impero e periferia (Mesopotamia, Armenia, Georgia), ne decimò la popolazione e ne mise a ferro e fuoco alcune tra le più nobili e antiche città, conducendovi spaventose stragi (piramidi di teste elevate all'entrata delle città che avevano voluto resistergli) e spogliandole delle loro ricchezze e dei loro tesori per abbellire la sua capitale, Samarcanda. Sempre nello stesso periodo era intervenuto nei conflitti dinastici dell'Orda d'oro, prima aiutando Tuqtamish a diventare khan dell'Orda bianca (inverno 1377-1378) e a unificare l'Orda azzurra (già Orda d'oro) ai suoi possedimenti, per poi togliergli l'Azerbaigian (1386) e infine muovergli una guerra spietata, razziando sul suo passaggio le steppe della Russia meridionale, dal Qipciaq alla Crimea, alla Ciscaucasia (1391-1395). Nel 1398-1399 fu la volta dell'India, dove il sultanato di Delhi, saccheggiato e distrutto, non si sarebbe risollevato per più di un secolo. Toccò quindi alla Siria, dove i Mamelucchi non poterono impedire la devastazione di Aleppo e di Damasco (1400-1401), i cui artigiani furono deportati a Samarcanda, e alla Mesopotamia, dove Tamerlano ridusse in rovine Bagdad (1401). L'ultima grande campagna fu condotta contro gli Ottomani, i rivali più temuti dal condottiero tartaro. Dopo aver svernato in Georgia, Tamerlano affrontò e sconfisse il sultano Bayazid I presso Ancira (Ankara) [1402] e, fattolo prigioniero, avanzò fino a Smirne, distruggendovi la locale guarnigione dei cavalieri di Rodi (1402). Tornato a Samarcanda, vi ricevette ambascerie del re di Castiglia, del sultano d'Egitto e dell'imperatore di Bisanzio; alla fine del 1404 intraprese una spedizione contro la Cina, ma la morte lo colse nel febbraio seguente mentre attraversava il Turchestan. Condottiero energico e risoluto, ma politicamente inetto, non seppe organizzare l'impero conquistato. Ebbe carattere scostante e contraddittorio: colto e amante delle arti, fu splendido mecenate, ma al tempo stesso fu artefice, oltre che di disumani massacri, di indiscriminate distruzioni.
Musulmano devoto, campione dell'ortodossia sunnita, fu tuttavia uno dei peggiori flagelli per il mondo islamico, che contribuì a mettere in crisi e a indebolire; fondatore di uno dei più vasti imperi del mondo, non si preoccupò in nessun momento dell'amministrazione delle sue conquiste, limitandosi a sfruttarle per i bisogni della guerra. Ciò spiega come, con il venir meno della sua forte personalità, unico fattore coesivo di domini tanto distanti tra loro e privi di tradizioni culturali unitarie, la sua costruzione andasse rapidamente disgregandosi senza lasciare durevole traccia.
cronologia degli eventi più significativi
Periodo DescrizioneV secolo a.C. Gli stati Bactriano, Sogdiano e Parthiano dominano l'area dell'attuale Uzbekistan beneficiandosi del commercio sulla Via della Seta. La provincia di Movaraunnahr è entrata a far parte del territorio orientale dopo un lungo periodo di prosperità. I secolo a.C. Bactria, Khorezm e Sogdiana vengono conquistate e diventano parte dell'Impero Persiano Achemenide 329 a .C. Alessandro il Grande conquista Maracanda, (Samarcanda) che apparteneva all'Impero Persiano Achemenide, durante la sua incursione nel sud dell'Asia Centrale Inizio del II sec. d.C. Il Sud dell'attuale Uzbekistan era parte dell'Impero Kushan VI secolo d.C. Le tribù turche estendono il loro dominio sul territorio dell'Asia Centrale, si forma il Canato Turco. 750 d.C. Gli Arabi completano la conquista dell'Asia Centrale. L'Islam diventa la nuova religione che domina vita e cultura. VIII-IX sec. d.C. Sotto il Califfato Arabo Abbaside si è avuta l'epoca d'oro dell'Asia Centrale: Bukhara diventa il centro culturale del mondo islamico. 874 d.C. Da Balkh viene conquistata la dinastia Samanide IX secolo d.C. L'islam diventa la religione dominante in tutta l'Asia Centrale Tardo X secolo d.C. Viene fondato l'Impero di Seljuk, originato dalle tribù di Oghuz, inclusi i Turcmeni. 1100 d.C. Il Persiano sostituisce l'Arabo come lingua scritta standard e rimane in uso ufficiale fino al XV secolo 1219-25 d.C. I Mongoli conquistano l'Asia Centrale XIV-XV secolo d.C. Viene fondato lo stato di Tamerlano e dei Timuridi Fine del XV secolo d.C. Invasione della dinastia di Shaybani Khan XVI secolo d.C. L'Impero Uzbeko viene frammentato in seguito alle lotte tra i canati; declino della Via della Seta 1501-10 d.C. Le tribù nomadiche Uzbeke conquistano l'Asia Centrale, viene fondato il Canato di Bukhara XVII-XVIII secolo d.C. I nomadi Kazakhi e Mongoli saccheggiano e indeboliscono i canati Uzbeki; il conflitto con l'Iran isola gli Uzbeki all'interno del mondo islamico 1700 d.C. Il canato di Bukhara perde la regione di Ferghana; viene fondato il canato di Kokand, situato nella Valle di Ferghana Metà del XVIII sec. d.C. Le tribù Turkmene Yomud invadono Khorezm 1865-68 d.C. I Russi conquistano Tashkent, Bukhara, e Samarkanda; il Canato di Bukhara diventa protettorato russo 1867 d.C. Il Governatorato Generale del Turkestan viene fondato dall'amministrazione Russa, include gli attuali Kyrgyzstan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan , e sud-est del Kazakhstan. 1873 d.C. I Russi conquistano Khiva 1876 d.C. Incorporazione del Canato di Kokand; l'intero Uzbekistan e il nord del Kyrgyzstan vengono annessi all'Impero Russo 1890s d.C. Gli Uzbeki si rivoltano al dominio russo, ma vengono fermati Maggio 1917 Il Governo Provvisorio Russo abolisce il Guberniya del Turkestan; il potere viene diviso tra vari gruppi, incluso il Soviet di Tashkent 1918 I Bolscevichi dichiarano il Turkestan, Repubblica Socialista Sovietica Autonoma, annettendo maggior parte dell'attuale Asia Centrale alla Russia; 1924 Viene fondata la Repubblica Socialista Sovietica dell'Uzbekistan 1930 Tashkent diventa capitale della Repubblica 1941 In seguito all'invasione nazista, molti Soviet Europei trasferiscono le loro basi in Asia Centrale per evitare che vengano conquistate dall'esercito avversario 1989 Islam Karimov viene nominato primo segretario del Partito Comunista dell'Uzbekistan Agosto 1991 L'Uzbekistan dichiara la sua indipendenza dall'Unione Sovietica Dicembre 1991 L'Uzbekistan elegge un nuovo parlamento e Islam Karimov è il primo presidente Marzo 1992 Alla sessione dell'Assemblea Generale, l'Uzbekistan viene nominato membro delle NU Dicembre 1992 L'Uzbekistan adotta la nuova costituzione
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